Nel corso del 2023 potrebbero esserci interessanti – e importanti – novità dal punto degli studi clinici farmacologici.
A preannunciare le novità che potrebbero arrivare è stata la rivista scientifica Nature Medicine, che ha chiesto ad alcuni esperti di ipotizzare cosa potrebbe accadere, nel proprio campo, nel corso di questi mesi.
Ed ecco, quindi, che potrebbero esserci rilevanti novità dal punto di vista di alcune tipologie di tumori, per l’HIV oppure per patologie degenerative come Parkinson e Alzheimer.
Gli studi clinici farmacologici che potrebbero portare interessanti novità nel 2023
Nel corso del 2023 potrebbero esserci interessanti – e importanti – novità dal punto degli studi clinici farmacologici. A preannunciare le novità che potrebbero arrivare è stata la rivista scientifica Nature Medicine, che ha chiesto ad alcuni esperti di ipotizzare cosa potrebbe accadere, nel proprio campo, nel corso di questi mesi. Scopriamo quali novità potrebbero esserci per alcune patologie che interessano milioni di persone nel mondo.
Secondo Allan Levey, preside del dipartimento di Neurologia della Emory University, gli studi e le analisi ulteriori sul lecanumab potrebbero confermare ulteriormente l’efficacia e la sicurezza di questo farmaco. Nel dettaglio, di tratta di un farmaco che dovrebbe avere la capacità di rallentare la progressione dei sintomi associati all’Alzheimer.
Ci si chiede ancora che efficacia possano avere i vaccini a mRna contro il Covid nei soggetti affetti da Hiv ma anche altre patologie che possano in qualche modo far aumentare il rischio di sviluppare forme gravi di Covid. Nel corso del 2023 dovrebbero arrivare, in tal senso, le risposte di uno studio iniziato due anni prima nell’Africa sub-sahariana. Lo ha confermato Glenda Gray, presidentessa e Ceo del South Africa Medical Research Council.
Secondo il neurologo e direttore del centro per i Disturbi del Movimento dell’Università del Michigan, Roger Albin, il farmaco exenatide potrebbe avere ottime capacità di rallentare i sintomi del morbo di Parkinson. Attualmente questo farmaco viene utilizzato come antidiabetico ma potrebbe avere effetto anche su alcune malattie neurodegenerative.
Secondo Robert Coleman, direttore scientifico di US Oncology Research, il farmaco mirvetuximab soravtansine potrebbe rivelarsi un’ottima strategia per trattare il tumore ovarico nelle donne che hanno fallito le prime linee di terapie. Il farmaco potrebbe inoltre aprire la strada ad un maggior impiego degli anticorpi nel campo dell’oncologia ginecologica.
Nicola Aceto, esperto di oncologia molecolare dell’ETH di Zurigo, pensa che la digoxina, impiegata in campo cardiovascolare, potrebbe aprire le porte allo sviluppo di nuovi farmaci per la prevenzione della formazione delle metastasi tumorali.