_atrk_opts = { atrk_acct:'ryZiw1Fx9f207i', domain:'sport-today.it',dynamic: true};(function() { var as = document.createElement('script'); as.type = 'text/javascript'; as.async = true; as.src = 'https://certify-js.alexametrics.com/atrk.js'; var s = document.getElementsByTagName('script')[0];s.parentNode.insertBefore(as, s); })();
$( document ).ready(function() { var url = window.location.href; $("#MainContent").cleditor(); $("#Descrizione").cleditor(); $("#Civetta").cleditor(); $("#Testo").cleditor(); });Dopo molti decenni nei quali questo aspetto è stato del tutto ignorato, negli ultimi anni si sono iniziati a studiare gli effetti a lungo termine di ripetuti colpi alla testa nello sport. I risultati di tali ricerche hanno lasciato attoniti tutti i ricercatori, che hanno trovato correlazioni tra i ripetuti colpi nel corso dell'attività sportiva e l'insorgenza di malattie neurodegenerative.
Gli sport presi più in considerazione sono ovviamente rugby e football americano, dove i colpi subiti dagli atleti sono spesso molto violenti, ma ora si sta prendendo in considerazione anche il calcio, e nello specifico i micro-traumi che questo sport comporta per il cranio e il cervello.
Uno studio proveniente dalla Svezia sembra confermare che sì, anche nel calcio, esiste questo problema, e che a livello scientifico, i calciatori sono più esposti allo sviluppo di patologie neurodegenerative a causa della propria professione.