ALIMENTAZIONE
Stress post-traumatico, consigli per controllare i sintomi
Lo stress post-traumatico (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD) è una forma di disagio mentale che si manifesta in seguito ad eventi traumatici di qualche tipo. Gli episodi scatenanti possono essere di qualunque tipo, come guerre, incidenti aerei, inondazioni, terremoti, ma possono anche essere forme molto più private che ci hanno traumatizzati: abusi familiari in giovane età, violenze sessuali e molto altro.
Tutti questi pazienti vedono la propria mente sconvolta proprio a livello chimico, e solo negli ultimi decenni si è iniziato a studiare questo problema e a tentare di "curare" coloro che ne soffrono, dato che questa condizione può avere effetti significativi non solo sulla vita quotidiana, ma può estendersi anche nelle relazioni con gli altri.
Premettendo che la terapia clinica è la soluzione migliore, proveremo a darvi qualche consiglio su come cercare di gestire i sintomi al meglio.
Le cause del PTSD
Il disturbo da stress post traumatico può derivare da tantissime situazioni difficili, dalle guerre agli abusi personali sia in giovane età che in età adulta. Le persone affette da PTSD manifestano difficoltà al controllo delle emozioni, irritabilità, rabbia improvvisa o confusione emotiva, depressione e ansia, insonnia. È dunque necessaria e imprescindibile una terapia clinica: non esistono scorciatoie ne trucchi, serve lavorare su se stessi.
Military Health System, U.S. Department of Defense - Wikipedia.org
Il PTSD studiato dopo il Vietnam
Questa forma di disagio mentale è stata studiata inizialmente subito dopo la fine della guerra statunitense in Vietnam, analizzando le reazioni e i comportamenti dei reduci. Tuttavia, non serve essere stati soldati per soffrire di PTSD. Un bambino che ha vissuto in un ambiente difficile o anche solo in una zona di guerra, una donna che è stata fisicamente abusata (non per forza sessualmente, gli abusi e le vessazioni psicologiche sono difficili da superare), l'essere bullizzati da ragazzini: tutto questo può causare l'insorgere di questo disturbo in qualunque momento.
Il punto di partenza della terapia per il PTSD
Il modello dell’AIP, la cornice teorica alla base dell’EMDR, parla dei sintomi del PTSD come una manifestazione della negazione del trauma. In pratica, evitando di processare le informazioni traumatiche non si riesce a desensibilizzarsi dal trauma, e dunque neanche a superare quanto successo. Si crea quindi un loop dal quale, da soli, non è possibile uscire. Il principale consiglio è quello di non isolarsi, non chiudersi in se stessi e chiedere immediatamente l'aiuto di uno specialista.
Il trattamento dei sintomi deve partire dall'individuo
Oltre al trattamento farmacologico (antidepressivi, calmanti ecc..) esiste il trattamento psicoterapeutico, nel corso del quale si impara a gestire l'ansia, la depressione e a modificare comportamenti pericolosi, come quello di negare il trauma. Alcune terapie psicologiche, come il protocollo di Esposizione Prolungata e la Terapia Narrativa, mirano proprio a elaborare il trauma e a desensibilizzarsi da esso.
Pet Therapy e PTSD? Si sta studiando
La pet therapy è utile in caso di PTSD? Gli studi scientifici stanno andando nella direzione di confermare questa ipotesi, ma c'è ancora molto da fare. Nella tesi "Pet Therapy e disturbo post traumatico da stress" (E. Magri), il catalizzatore di questo processo risiede proprio nell’interazione con l’animale, capace di distaccare da forme di dipendenza, tipiche di certi farmaci e terapie. Specialmente in luoghi pubblici e affollati, ma anche per la gestione di ansia e depressione, gli animali da pet therapy possono essere davvero utili e meno "brutali" delle terapie convenzionali.
Una nuova ricerca dell'Università di Sydney
La UNSW ha pubblicato uno studio secondo il quale, accanto alla classica terapia dell'esposizione (il metodo classico con cui viene curato il PSTD a livello clinico) si possono aggiungere 10 minuti di esercizio aerobico, che stimolerebbe la produzione di una particolare molecola di crescita nel cervello, chiamata fattore neurotrofico derivato dal cervello, o BDNF. Aumentare questo BDNF aumenterebbe l'efficacia dell'esposizione, e dunque la terapia. Purtroppo, per avere risultati significativi, questo processo deve essere ripetuto per molto tempo.